Il raccontare è un desiderio che sorge quando la memoria comincia a farsi piccola.

Questo è un modo per tramandare le cose di un tempo non tanto vicino alle persone che sono entrate dopo nei nostri ricordi.
storia01Quando l’interesse non è più personale, o di pochi, ma diventa per molti, allora il racconto diventa scrittura ed è quello che ci apprestiamo a fare. Siamo consapevoli che alcune cose ci sfuggiranno e altre dette non del tutto esatte, ma siate benevoli con noi perché ci metteremo anche il cuore per tramandare la verità.

Per scoprire le origini del GEM partiremo dall’anno 1900 e ciapeo, quando, a Marano Vicentino paese situato nella pianura Vicentina e ai piedi di quella cerchia di montagne che vanno da est con i colli Berici salendo verso nord con il Carega, le Piccole Dolomiti e il Pasubio. Continuando poi con il Novegno e il Summano , per finire con le propagini dell’Altipiano di Asiago che degradando verso est torna in pianura , esisteva già da molti anni una forte passione per la montagna.
Associazioni come ACLI e SCOUTS coltivavano con vero amore e ardimento l’andare in montagna, non solo per il gusto della semplice passeggiata, ma anche per tramandare dei sani valori di vita.

Dire la data di questi momenti in ……….. e al monte Summano è assai difficile. Notiamo e osserviamo con che abbigliamento si saliva in alto e i ragazzi forse indossano il vestito della festa.
Queste foto le abbiamo inserite per documentare che anche i singoli salivano in montagna spinti forse dal bisogno di nuove scoperte e di tramandare sensazioni nuove e diverse da quello che proponeva la società di allora.

Trascinati da questo splendido esempio, un gruppetto di giovani amici, nel tempo libero dall’impegno del gioco del pallone, cominciano a salire le vette che vedevano, sostando in centro del paese per scambiarsi le classiche quattro chiacchiere. Erano giovani sui 14-15 anni e non disponevano ne di mezzi di trasporto ne economici.

La domenica si andava alla messa prima (cinque e mezza), già vestiti di tutto punto con camicia a quadri rossi e blu, maglione a grandi trecce sempre di colore molto vistoso, pantaloni di fustagno, scarponi ai piedi e lo zaino piccolo e con poco o niente dentro. La giacca a vento d’inverno teneva sempre freddo, per questo nello zaino non mancava mai il “carburo”.

Molte volte all’uscita dalla chiesa si andava da Basilio Gasparin (ne sentiremo parlare molto) in via Mazzini dove sua mamma Maria aveva già il caffè pronto.

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L’Atesina che proveniva da Thiene fermava a Marano, davanti all’edicola, li salivamo e passando per Giavenale ci portava, prima a Schio e poi salendo la Val Leogra ci faceva scendere a Ponte Verde o al Passo Pian dell Fugazze.

La prima per salire in Pasubio percorrendo la Strada delle 52 Gallerie, la seconda sempre per il Pasubio lungo Val di Fieno ,Val Canale oppure per il Garega o le Piccole Dolomiti.

A volte, se volevamo ricuperare un’ora, ci si recava a Schio in bici che parcheggiavamo dal conte (porticina che si apre sulla mura di cinta dopo il negozio Benetton in via ….) per poi partire da piazza… sempre con l’Atesina per il Passo.

Battista faceva il biglietto con la macchinetta a tracolla e Gino, non ancora carburato, guidava sicuro la corriera.

Per il ritorno dovevamo essere puntuali al Passo alle ore cinque e mezza del pomeriggio, ma non c’erano problemi perché tutti camminavano di buona lena anche se, qualche volta, con il gomito scomposto.

Era un gruppo ben affiatato e il ritorno in corriera era il “clou” della festa: la corriera era nostra e i pochi passeggeri extra dovevano subire la festa. Spesso l’unico problema era l’autista Gino che di bicchieri ne aveva bevuti più di uno e ci faceva venire i brividi.

storia03Passano così alcuni anni e la passione per la montagna, per lo stare assieme e per il canto aumentavano sempre più.

Questo gruppo di amici che, d’ora in avanti chiameremo per nome: Paolo Tracanzan, Mario Gasparin, Bortolino Ruaro, Gianni Finozzi, Edoardo Finozzi nel 1966 avvertono il bisogno di andare più in alto e in posti più lontani, ma da soli non ce la fanno.

Contattano in primis Basilio Gasparin, ritenuto a ragione un esperto alpinista, per sentire un suo parere sulla eventuale nascita di un gruppo amici per la montagna a Marano, da aggregare al CAI di Schio. Lui e altri come Nereo Ruaro , i vari Sartore ………. facevano già parte di questo club.

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Basilio ci diede subito un grande incoraggiamento, e ci introdusse nel mondo del CAI presentandoci , racconta Gianni, a personaggi come il sig. Tapparo di Vicenza e il prof. Terenzio Sartore che allora abita a Schio in via Graziani con Rosa e due figli.

Ricordo che il viaggio a Vicenza si è svolto di sera con la vecchia Dulfin di Basilio e che nel ritorno perse la portiera di destra. Legatala con uno spago facciamo ritorno a Marano soffocati da un mare di risate. Cosa siamo andati a chiedere al sig. Tapparo non lo ricordo. Probabilmente notizie in generale sul CAI.

Il prof. Sartore invece ci ha fornito tutto il supporto per la nostra entrata al CAI di Schio.

Durante questo periodo di entusiastici preparativi ci trovavamo, da Basilio nel suo negozio di foto, in via 4 Novembre (dove ora c’è il negozio di liquori Canova (“Zamari”).

Ormai era cosa fatta , ci sentivamo un gruppo di montagna.

Correva l’anno 1967: con l’inscrizione ufficiale al CAI di Schio, con il nome proposto da Paolo, nasceva il GEM gruppo escursionisti maranesi .

In quel periodo c’erano anche altri appassionati che cercavano di organizzarsi come gruppo e quella che stiamo per raccontare è un’altra versione. Ce la racconta Gianni Filippi.

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La prima presidenza:

Basilio Gasparin era sicuramente il punto di riferimento, tanto che a merito possiamo definirlo primo presidente.

Paolo Tracanzan Segretario

Mario Gasparin – Bortolino Ruaro –

Edoardo Finozzi- Gianni Finozzi- Consiglieri

Altri

Prima sede:

Bar casa del giovane , stanzetta a destra entrando dalla porta piccola.