Venerdì 21 luglio alle 20.30 l’Auditorium comunale di Marano Vicentino (via Marconi 9) ospiterà l’incontro – conferenza con Claudio Rigon che presenterà il libro e la mostra dedicata ai 100 anni della Strada delle 52 gallerie del Pasubio, aperta fino al 24 settembre a Palazzo Fogazzaro a Schio.

«La Strada delle Gallerie è divenuta nel tempo una strada speciale, un “cammino” con migliaia e migliaia di escursionisti che vengono ogni anno a percorrerla. Non è mai stata, forse nemmeno durante la guerra, solo una via di accesso ma un luogo essa stessa, una di quelle vie che sono allo stesso tempo percorso e meta». È con queste parole che Claudio Rigon ha inaugurato a Schio, Palazzo Fogazzaro, la mostra «La Strada delle Gallerie ha 100 anni», esposizione promossa dalla sezione Cai di Schio, dal Comune di Schio e dall’Unione Montana Pasubio – Alto Vicentino di cui lo stesso Rigon è curatore. L’esposizione, che resterà aperta sino al 24 settembre, ripercorre attraverso fotografie, oggetti, documenti la storia di questo arditissimo tracciato costruito tra il febbraio e il dicembre del 1917 per servire il fronte bellico del Pasubio. Un luogo della memoria unico, il Pasubio: in pochi siti come il monte vicentino, la Grande Guerra italiana ha espresso con ogni sfumatura la sua imponente tragedia. Questo grandioso baluardo, le cui pendici, tranne a nord, strapiombano con pareti all’apparenza invalicabili, fu durante il primo conflitto mondiale una postazione strategica di fondamentale importanza per la sicurezza dell’Italia. Appartenente in precedenza quasi integralmente all’Impero, con l’inizio delle ostilità fu immediatamente occupato dalle truppe italiane al fine di impedire un eventuale offensiva austriaca verso la pianura vicentina, azione che avrebbe permesso al nemico di cogliere alle spalle la gran parte del nostro esercito schierato sull’Isonzo prima, sul Piave poi. Per le difficoltà d’accesso al massiccio e la facilità con cui le artiglierie austriache colpivano i reparti italiani in ascesa, il Pasubio dovette essere organizzato in modo da poter resistere anche isolato. Per questo furono tagliate nella roccia camionabili d’arditissimo tracciato, tra le quali la Strada delle Gallerie è la più celebre. Protagonista della sua costruzione fu la 33esima compagnia minatori.
Al suo comandante, il tenente Giuseppe Zappa, fu richiesto nel gennaio del 1917, nel pieno di un inverno tormentato da metri di neve, di valutare la fattibilità di un percorso che da Bocchetta Campiglia superasse il dislivello di 1.000 metri sino alla cima del Pasubio, sotto il versante meridionale della dorsale dei Forni Alti. Zappa accettò la sfida procedendo nei lavori senza alcun progetto. Come ricorderà un suo sottoposto, il sottotenente Ugo Cassina, si lavorava infatti solo con indicazioni di massima perché «data la natura rocciosa e frastagliata del terreno, di cui non c’erano carte e rilievi, non era possibile stabilire preventivamente un tracciato ». Zappa quindi, racconta ancora Cassina nelle sue memorie, «decise di innalzarsi ma mano conducendo contemporaneamente un sentiero che permettesse di studiare il tracciato ulteriore della strada ». Il risultato di questo originale ma assai efficiente metodo sarà un capolavoro assoluto d’ingegneria militare. In 20 iniziarono i lavori, in 600 li finirono, realizzando un percorso di 6.300 metri di cui 2.300 nascosti in 52 gallerie scavate a furia di mine (fino a 1500 cariche al giorno) e con l’ausilio di 40 perforatrici ad aria compressa. Un vero e proprio labirinto che alterna ai tunnel brevi tratti di cammino vertiginosamente sospesi sul vuoto. Nei dieci mesi in cui si lavorò, t r a gl i uomini de l l a 33esima compagnia vi furono anche quattro vittime. Il modo migliore per onorarle, ora che si sta affacciando la bella stagione, potrebbe essere quello di integrare la visione della mostra con l’escursione alla Strada. Sono tre ore di indimenticabile ascesa nella storia.